Lavoro autonomo: quali sono i vantaggi?

Quando si parla di lavoro autonomo si apre spesso una accesa discussione tra due parti contrapposte; c’è chi lo vede come una condanna a vita, chi invece lo difende a spada tratta. In mezzo a questa diatriba, abbiamo voluto fare una panoramica quanto più neutrale possibile per riuscire a definire in modo imparziale il lavoro autonomo in tutte le sue sfaccettature.

In questo articolo vogliamo soffermarci al livello di lavoro autonomo non per forza inteso come imprenditore; ci sono infatti varie sfaccettature al di fuori del lavoro dipendente che non sfociano necessariamente nella guida di una realtà imprenditoriale. Sono tantissimi infatti i liberi professionisti in qualsiasi settore che hanno intrapreso la via del lavoro autonomo come artigiani, agenti, consulenti e simili.

Ci sono tuttavia degli aspetti che accomunano tutte queste figure: continua a leggere l’articolo per capire di cosa si tratta!

I vantaggi del lavoro autonomo

Esistono molti modi per fare un confronto diretto tra libero professionista e lavoro dipendente; nel nostro caso abbiamo voluto identificare tre punti a favore e tre punti a sfavore del lavoro autonomo. Naturalmente ce ne sarebbero molti altri, e ogni settore economico presenta caratteristiche per le quali servirebbe una lista molto più dettagliata e specifica. Ecco dunque i 3 vantaggi principali:

• Flessibilità: il punto che indubbiamente differenzia le due tipologia è la libertà negli orari di lavoro. In generale, i liberi professionisti ragionano a progetto più che ad orari di lavoro, fatto salvo per la reperibilità nei confronti dei clienti. Una volta fissate delle scadenze per la consegna, sarà il lavoratore autonomo a decidere quando e in che tempi portare a termine un determinato progetto; naturalmente è necessario un minimo di organizzazione per evitare sovraccarichi, soprattutto nei primi tempi, ma una volta inquadrati i propri tempi di lavoro e il carico dei progetti si potrà procedere molto tranquillamente.
• Indipendenza: collegato alla flessibilità c’è anche il concetto di indipendenza, inteso come una libertà di scegliere se occuparsi di un determinato lavoro o cliente. Se i lavoratori dipendenti devono accettare ciò che un loro superiore chiede, lo stesso non si applica per il libero professionista, che può valutare ogni singolo progetto e ogni richiesta da parte di nuovi clienti. Se le condizioni non sono favorevoli può decidere in piena serenità di non occuparsene, concentrandosi invece sulle attività che preferisce e in cui trova più giovamento da qualsiasi punto di vista.
• Reddito più alto: partendo dal presupposto che stiamo parlando a livello generale, di solito il guadagno nel lavoro autonomo è più alto rispetto al lavoratore dipendente; si tratta chiaramente di una stima, considerando che per la maggior parte delle volte è difficile identificare una figura all’interno di un’azienda che possa fare quello che fa un libero professionista. In ogni caso, bisogna tenere conto anche della differenza tra i benefit del dipendente, che può contare su tredicesima, TFR e altre tutele a cui il freelance deve pensare per conto suo. Vediamo meglio questo aspetto nel prossimo paragrafo.

Gli svantaggi del lavoro autonomo

Tenendo fede alla nostra promessa di imparzialità, andiamo a vedere i 3 principali aspetti negativi che caratterizzano il lavoro autonomo rispetto al dipendente.

• Sicurezza del lavoro: fatto salvo gravi scossoni aziendali che comportano tagli del personale o riorganizzazioni nei contratti, il lavoratore dipendente può contare sulla sicurezza di uno stipendio fisso alla fine del mese. Per molti questa sicurezza è un pilastro fondamentale nella vita, vista positivamente anche da attori esterni della società (ad esempio le banche in fase di erogazione del mutuo). D’altra parte però gli aumenti dello stipendio avvengono dopo anni di servizio, e spesso sono frutto di negoziazioni con il proprio capo o con il responsabile delle risorse umane; in altre parole, nella maggior parte dei casi c’è poco potenziale di crescita.
• Tasse e contributi: un altro aspetto che il libero professionista deve tenere in considerazione è l’adempimento alle scadenze fiscali che, in certi casi, può rivelarsi un vero e proprio labirinto pieno di insidie. Quasi la totalità dei lavoratori autonomi si appoggia infatti ad un commercialista per un’assistenza in questo ambito; dall’altra parte, il lavoratore dipendente non ha di che preoccuparsi perché i propri contributi vengono versati dal datore di lavoro, senza dover occuparsene in prima persona.
• Ferie: un altro tasto dolente per il lavoro autonomo sono le ferie. Se per il dipendente sono garantite dal contratto e sono un’occasione per staccare completamente dal proprio lavoro, lo stesso non vale per il libero professionista. Di sicuro può decidere con maggiore libertà di prendersi un periodo di riposo, ma non è mai un distacco completo perché si resta comunque reperibili e, in caso di urgenza, è necessario rispondere e occuparsene il prima possibile.

Perché scegliere il franchising

Con questa panoramica ci siamo tenuti fuori dalla mera discussione di quale soluzione sia migliore e abbiamo mantenuto la neutralità promessa. Non possiamo esimerci però dal citare quella che in molti considerano come una via di mezzo tra le due, ossia il franchising.

Il franchising infatti, a prescindere dal settore dal quale si instaura, vuole porsi a metà strada tra il lavoro autonomo e il lavoro dipendente, andando a colmare le lacune presenti in entrambe le soluzioni ed enfatizzando gli aspetti positivi.

Chi decide di diventare franchisee infatti è a tutti gli effetti un libero professionista, con un proprio reddito e la libertà di gestirsi indipendentemente il proprio lavoro; tuttavia non viene mai lasciato solo, né nelle fasi iniziali né ad attività già avviata, con una crescita lineare nei volumi di affari che difficilmente si raggiungerebbe in autonomia.

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