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Il potere del linguaggio dell’agente immobiliare

Potere del linguaggio

Quanto si può sfruttare il potere del linguaggio nella comunicazione dell’agente immobiliare? Proviamo a pensare per un attimo con la testa di un vostro potenziale cliente. Magari è uno nuovo della zona, oppure non ha nessun tipo di conoscenza nell’ambito immobiliare. Si rivolgerà quindi a chi è esperto nel settore, chi è capace di trovargli le risposte che cerca ed è in grado di meritarsi la propria fiducia.

Per questa persona quindi il vostro ruolo è fondamentale, perché rappresentate il ponte di collegamento con una realtà completamente nuova. Prima di sapere cosa vuole però è importante sapere cosa dire: è solo attraverso una comunicazione efficace infatti che si può porre le basi per una fiducia reciproca.

Ma quanto peso hanno le parole dell’agente immobiliare? Qual è il tono giusto da avere? Come si fa a sapere se si sta parlando nella maniera corretta? Vediamo qualche considerazione da fare a riguardo, assieme a dei suggerimenti molto utili da applicare ogni giorno per ottenere il miglior risultato possibile da un linguaggio efficiente.

Alcune riflessioni e considerazioni sul potere del linguaggio

Come per qualsiasi altra attività, anche la comunicazione è un aspetto che può essere appreso ed imparato. Che sia faccia a faccia o di fronte ad una grande platea, saper comunicare con il pubblico è un’attività che richiede la giusta formazione e che si affina perfettamente solo dopo anni di esperienza.

Per arrivare a padroneggiare la comunicazione è consigliabile seguire degli appositi corsi, spesso forniti in base all’ambito per il quale si vuole migliorare la propria comunicazione. Noi di Affittapresto, ad esempio, includiamo nei corsi iniziali anche un pacchetto base per la conoscenza del potere del linguaggio, fondamentale aspetto per i vantaggi che può portare nella creazione della vostra immagine professionale e, di riflesso, nella vostra performance di agente immobiliare.

Consigli pratici per un linguaggio corretto

1) La preparazione

Ci sono dei lavori che sono prettamente incentrati sulla ripetitività. Un gesto, un’azione, un discorso che, nel corso del proprio turno lavorativo, vengono fatti e rifatti moltissime volte.

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Il lavoro di agente immobiliare richiede flessibilità e dinamismo, dato che ogni cliente avrà le sue esigenze e necessità peculiari. La ripetitività quindi non è una nostra caratteristica. Ci sono alcuni passaggi però che ci ritroviamo a variare solo leggermente di fronte al cliente diverso, ad esempio la presentazione di sé stessi o dell’agenzia.

In questo caso e conveniente scriversi i punti salienti del discorso che si andrà a fare, facendo qualche prova con conoscenti o colleghi e trovando man mano la formula migliore. Non si tratta di impararsi a memoria delle frasi da recitare come una poesia; si tratta piuttosto di fissare i punti importanti per dare giusto significato a quello che state per dire.

Anche in questo caso comunque sono richiesti dinamismo e flessibilità; non è detto che una volta preparato un “discorso” possa andare bene per tutti. Bisogna valutare caso per caso se si riesce a mantenere viva l’attenzione e, in caso, virare la conversazione su altri punti. Non partite a braccio come degli sprovveduti!

2) La prima impressione

Indubbiamente la qualità del proprio lavoro si misura dai contenuti e da quello che riuscite ad offrire al vostro cliente. Solo a trattativa completata si potrà definire se sarete riuscire a chiudere un buon affare offrendo un servizio impeccabile.

È risaputo però che la prima impressione che si dà al momento della presentazione ha un potere molto forte sull’opinione che si crea di una persona. Nei primi 8 secondi in cui ci si incontra, il nostro cervello elabora già abbastanza informazioni per farsi un’idea generale: scaltro o introverso, scherzoso o serio, affidabile o inaffidabile. Certo, man mano che l’incontro procede l’idea iniziale può cambiare, ma è difficile riuscire nell’intento, specialmente se si parte da una situazione negativa.

Anche perché è meglio non lasciare adito a dubbi riguardo la vostra professionalità: abito per l’uomo, vestito adatto per la donna, aspetto curato, stretta di mano sicura ma non eccessiva. Guardare sempre negli occhi il vostro interlocutore, ma senza fissarlo insistentemente. Starà a voi poi decidere che tipo di approccio avere, iniziando la conversazione con un po’ di “small talking” per rompere il ghiaccio o andare diretti al succo della questione.

3) Linguaggio pulito ma non troppo forbito

Anche in questo caso si tratta di trovare il giusto equilibrio nell’uso delle parole, trovando la misura opportuna tra linguaggio tecnico e linguaggio colloquiale. Naturalmente, il cliente deve capire quello di cui si parla: non è venuto nel vostro ufficio per seguire una lezione universitaria di fisica. Allo stesso tempo però bisogna evitare volgarità e dialettismi che tolgono professionalità alla vostra comunicazione.

Nel vostro dialogo quindi è opportuno far sì che veniate ascoltati, senza lasciare dubbi o incertezze nel vostro interlocutore: quando uscirà dalla porta dovrà avere ben chiaro quello che vi siete detti, apprendendo chiaramente qualcosa di nuovo rispetto a quando è entrato. Solo così potrà ritenersi soddisfatto dalla vostra consulenza, e potranno così aumentare le possibilità che si rivolga ancora a voi. Avrete così sfruttato a dovere il potere del linguaggio!