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Per chiudere un contratto d’affitto con una donna serve essere donna?

Essere donna

Nell’articolo precedente abbiamo visto le opportunità per diventare imprenditrice immobiliare, con tutte le peculiarità del caso e i finanziamenti ed agevolazioni a cui appoggiarsi per l’avvio di questo genere di attività.

Oggi invece ci focalizzeremo su un altro tema riguardante il ruolo della donna, anche se da una prospettiva completamente differente: quella di chi firma il contratto. Spesso si dice che tra donne l’intesa è vincente, dato che c’è la tendenza a conoscere meglio le esigenze e necessità della controparte.

Ma è davvero così? È vero che l’acquirente donna tende a rivolgersi solo ad una professionista dello stesso sesso? In questo articolo analizzeremo l’aspetto pratico dei confronti commerciali, cercando di capire cosa è realmente necessario per saper trattare con una donna.

La figura chiave della donna

In linea generale, per le decisioni che riguardano l’aspetto economico l’opinione della donna influenza molto il verdetto finale, se non quasi totalmente. Se l’oggetto della trattativa consiste poi in un elemento così importante come la casa, non c’è dubbio che la conoscenza del cliente donna determini il risultato nella chiusura del contratto.

Nonostante uomo e donna detengano gli stessi diritti e doveri all’interno della propria abitazione, è risaputo che fin dai tempi antichi è la parte femminile che instaura un rapporto più privilegiato con l’ambiente domestico; sarà lei quindi a prestare maggiore cura nei dettagli e ad assicurarsi che ci siano le condizioni più favorevoli per la creazione dello spazio ideale.

Quali aspetti considerare allora per poter trattare serenamente con una donna?

Cosa è necessario per convincere una donna

Ci sono tre aspetti da tenere in considerazione quando ci troviamo a trattare con una controparte di sesso femminile:

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  1. Creare un processo di “vendita emozionale”: quando si trova ad acquistare qualcosa – nel nostro caso, il contratto di affitto di una casa – non bisogna soffermarsi troppo sulla materialità dell’oggetto quanto alle emozioni e alle sensazioni che è in grado di scaturire in lei. Più che l’utilità, che è comunque un aspetto fondamentale per determinare in maniera logica se un’abitazione può essere affittata o meno (e dipende spesso da fattori esogeni come la vicinanza dal luogo di lavoro o la presenza di servizi nelle vicinanze), la decisione finale si sposterà a livello sensoriale, concentrandosi sul tipo di legame affettivo che verrà a crearsi tra persona e luogo.
  2. Cura nei dettagli: non ci riferiamo solamente alla casa in sé, che deve essere in ogni caso impeccabile e ordinata, ma a tutto il rapporto che si viene a creare tra acquirente e venditore. Se tendenzialmente con un uomo ci si può soffermare solo sugli aspetti più importanti e i cosiddetti punti chiave, con una donna sarà più indicato analizzare gli elementi più in profondità, menzionando anche i dettagli di contorno che meglio descrivono una particolare condizione o situazione.
  3. Renderla partecipe del processo di affitto: un’altra cosa fondamentale è far sentire la cliente come parte attiva di tutto il processo, instaurando quindi una comunicazione bidirezionale nella quale voi parlate per ore e lei rimane solo ad ascoltare senza la possibilità di intervenire. Affinché si senta convinta nel firmare al termine, sarà opportuno che senta di aver preso lei la decisione di scegliere proprio quella casa, e non che abbia la sensazione che sia stata imposta da qualcuno. Ecco perché è meglio porre molte domande, anche personali, sia per conoscere meglio i gusti della persona che avete davanti – e saper poi consigliare di conseguenza – sia per creare un rapporto quasi di amicizia, oltre che professionale.

Il verdetto: serve essere donna per “contrattare” con una donna?

Lo ammettiamo: all’inizio anche noi credevamo che solo per il semplice fatto di essere donna si potessero chiudere molti più contratti d’affitto con clienti donne, per i motivi che accennavamo all’inizio: una maggiore intesa, migliore predisposizione a capirne le necessità, eccetera.

Tuttavia, anche consultando le statistiche dei nostri affiliati, abbiamo constatato che essere donna non risulta essere un vantaggio esclusivo: il numero di contratti chiusi a clienti di sesso femminile infatti è circa lo stesso tra i nostri imprenditori e imprenditrici, variando poi chiaramente da persona a persona. Dipende quindi molto dalla personalità del singolo professionista, che conta molto di più rispetto al genere.

Sperando di avervi dato qualche spunto utile, non esitate a contattarci per qualche suggerimento in più, che non guasta mai sia per i clienti maschili che per quelle femminili.